Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

La violenza è semplice; le alternative alla violenza sono complesse.
(Friedrich Hacker)

La violenza sulle donne “imparimo ad ascoltare”

Il drammatico fenomeno della violenza sulle donne – troppo spesso consumata tra le mura domestiche – solo di recente tende ad emergere da una coltre di silenzi colpevoli, di inaccettabili rassegnazioni, di diffuse paure.

Le radici sociali e culturali della violenza di genere

Per approfondire questa lettura vi consigliamo di leggere il seguente documento:

Violenza sulle donneTesto Violenza sulle donne

La violenza di genere, è un fenomeno specifico e distinto da tutti gli altri tipi di violenza.
L’ONU nel 1993 nella sua dichiarazione sulla eliminazione della violenza alle donne ha adottato il termine di Violenza di genere, quale violazione dei Diritti Umani che sono universali. Violenza di genere è la violenza agita dal genere maschile sul genere femminile.
Nei primi anni ’90 sono iniziati studi e le prime indagini statistiche sul fenomeno della violenza alle donne, da parte dei vari Organismi Internazionali. La fonte degli studi scientifici, non più solo teorici, è stato il racconto delle donne ad altre donne nei Centri antiviolenza sparsi nel mondo; in Italia ce ne sono più di 100 ed esiste la Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza italiani.
Questo ascolto ha permesso a coloro che lavorano nei Centri Antiviolenza nel mondo, di conoscere il reale fenomeno della violenza alle donne, di individuarne la matrice patriarcale, in tutte le sue dimensioni ed aspetti, la sua reale consistenza, l’enorme diffusione, la trasversalità, le dinamiche e le strategie messe in atto dagli uomini violenti, i danni sulle donne e i bambini.
Tutto questo grazie ad operatrici specializzate, a consulenti di accoglienza, psicologhe e di avvocate, che coniugano il Sapere e l’ottica della Differenza di Genere con la loro professionalità.
I dati statistici denunciano drammaticamente l’estensione e la diffusione del fenomeno della violenza maschile sulle donne in tutto il mondo e ci dicono che circa il 90% della violenza è in famiglia, che è la più grave, la più pericolosa perché spesso sfocia nell’omicidio.

Una realtà invisibile: la violenza all’interno della famiglia

Oggi la violenza contro le donne è considerata una grande violazione dei diritti umani e tante sono le donne i cui diritti sono negati e che subiscono violenza sin dalla nascita. Per molte di esse è proprio la casa familiare il teatro di sofferenze, umiliazioni, negazioni. La famiglia che nella nostra cultura viene spesso identificata come “luogo” di protezione, amore, accoglienza, sicurezza, paradossalmente, diventa luogo di morte e i comportamenti violenti vengono agiti dal marito/partner, la persona cui la donna dà fiducia e amore per un tempo interminabile:
non a caso sono infinite le donne che subiscono maltrattamenti anche per venti, trenta anni.
Per violenza domestica s’intende qualsiasi forma di violenza, psicologica, fisica o sessuale, esercitata all’interno della famiglia.
La definizione domestic violence: “La violenza che si consuma all’interno della sfera privata, generalmente tra individui che sono legati da un vincolo di intimità, di sangue o di legge” compare per la prima volta nel rapporto alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite del 1996.
Nei paesi in via di sviluppo, più che in occidente, la violenza domestica va oltre l’abuso sessuale, le percosse o la violenza verbale ed economica. In relazione al contesto culturale, sono frequenti
e in numero variabile le mutilazioni, amputazioni e acidificazioni, gli infanticidi e aborti forzati, assassini e suicidi indotti di figlie, mogli, sorelle. Ogni anno, nel mondo, si stima che almeno 13000 donne 1 vengano uccise dal partner o ex partner. Il dato però non è indicativo del problema ma a livello mondiale poiché la ricerca è fatta su una popolazione femminile di età superiore ai 14 anni e riguarda solo 23 paesi tra cui mancano quelli non occidentali, in particolare del mondo arabo, dove, nei casi di presunto adulterio o di non verginità al matrimonio, si ricorre all’honor killing (delitto d’onore) per lavare il disonore della famiglia così da legittimare l’uccisione della moglie/fidanzata/figlia/nipote/sorella (Arin, 2001, Shalhoub-Kevorkian, 2004).
Anche in Italia si registrano oltre 100 femminicidi l’anno: ogni 96 ore una donna viene uccisa dal proprio marito, convivente, fidanzato attuale o ex (A.C.Baldry, 2006).
Tali omicidi sono spesso collegati al fenomeno dello stalking o connessi a situazioni preesistenti di maltrattamento o violenza, anche solo psicologica come dimostrano documentazioni processuali, dichiarazioni di parenti e amici, o precedenti denuncie sporte dalle donne.
In paesi come Usa, Canada, Svezia, Inghilterra, gruppi di esperti già da anni lavorano su metodiche di prevenzione atte ad individuare la pericolosità sociale degli autori di violenza domestica. Il S.A.R.A (Spouse Abuse Risk Assessment) è uno dei metodi utilizzato in Canada sin dal 1995 per valutare il rischio di recidiva nei casi di violenza interpersonale fra partners. Esso permette di valutare se e quanto un uomo che ha agito violenza nei confronti della propria partner (moglie, fidanzata, convivente) o ex-partner potrebbe nel breve o nel lungo termine usare nuovamente violenza. Il metodo è usato con efficacia da polizia, magistrati, criminologi ma anche medici, psicologi, assistenti sociali.

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Fonte: google scholar