Ubriachezza da sonno: Un disturbo di cui molti soffrono senza saperlo

Problemi come l’insonnia, il sonnambulismo o gli incubi notturni hanno ricevuto molta attenzione da parte di psicologi e neurologi ma finora era passato quasi inosservato un disturbo molto più comune, forse perché meno appariscente: la “ubriachezza da sonno”. Infatti, si stima che circa una persona su sette soffra di questo problema, anche se non esiste tuttora una diagnosi.

Cos’è l’ubriachezza da sonno?

Un sondaggio realizzato negli Stati Uniti da alcuni ricercatori della Stanford University, è responsabile di avere fatto luce su questo problema. Dopo aver esaminato quasi 20.000 persone, questi ricercatori hanno notato che il 15% aveva sperimentato l’ubriachezza da sonno nel corso dell’ultimo anno e la metà di queste almeno una volta durante l’ultima settimana.

Questo disturbo comporta una confusione mentale durante i primi minuti della mattinata, quando la persona si è appena svegliata. Tuttavia, non si tratta di semplice sonnolenza, la persona si sente come avvolta nella nebbia e ha spesso dei comportamenti inadeguati; come rispondere al telefono invece di spegnere la sveglia o non essere in grado di trovare il bagno di casa.
Altri casi abbastanza comuni di confusione al risveglio consistono nello svegliarsi di soprassalto pensando che, nonostante sia Domenica, si debba andare al lavoro e non ci si rende conto dell’errore se non diversi minuti dopo. Oppure svegliarsi nella camera d’albergo e non sapere dove ci si trova e come ci si è arrivati.

Spesso, i sintomi dell’ubriachezza da sonno passano come aneddoti divertenti, ma ci sono dei casi in cui il problema potrebbe avere un impatto maggiore. Infatti, quando queste persone sono costrette a svegliarsi possono avere un comportamento violento, ma spesso non ricordano cos’è successo e subiscono una sorta d’amnesia.
In pratica, questo avviene perché un brusco risveglio implica un segnale di emergenza a cui bisogna rispondere immediatamente e, dal momento che il nostro cervello non funziona ancora al 100%, non è in grado di valutare correttamente l’ambiente circostante e, di conseguenza, reagisce come se si trattasse di una minaccia reale.

Quali sono le cause dell’ubriachezza da sonno?

I ricercatori hanno scoperto che la privazione del sonno (dormire meno di sei ore al giorno) o soffrire di jet lag (effetto del cambiamento di fuso orario in chi viaggia frequentemente in aereo) sono i principali fattori scatenanti dell’ubriachezza da sonno. Ma può dipendere anche dal dormire troppo a lungo, più di nove ore di fila.

Tuttavia, gli studiosi hanno anche notato che il 37% delle persone che hanno questo problema soffrivano anche di altri disturbi psicologici come: depressione, ansia, attacchi di panico o disturbo bipolare. Inoltre, il 31% delle persone colpite aveva fatto anche uso di psicofarmaci come gli antidepressivi.
Altre potenziali cause connesse all’ubriachezza da sonno sono: stress e preoccupazioni, apnea del sonno e consumo di alcol.


Si tratta realmente di un disturbo mentale?

A quanto pare, le persone che mostrano sintomi di ubriachezza da sonno hanno delle difficoltà a connettersi istantaneamente con l’ambiente, è come se al risveglio, il loro cervello funzionasse a metà della sua capacità non riuscendo ad ubicarsi rapidamente nel tempo e nello spazio.
Tuttavia, occorre precisare che perché possa considerarsi un disturbo vero e proprio, questo problema deve causare un notevole disagio in alcune delle attività quotidiane. Pertanto, nella maggior parte delle persone questa confusione mentale vissuta nelle prime ore del mattino non è una malattia, ma semplicemente un fastidio che può anche produrre delle situazioni divertenti.
Ad ogni modo, ci sono delle persone che soffrono di questa inerzia da sonno mattutina per diversi minuti o addirittura ore. In tal caso, vengono colpite le prestazioni sul lavoro e a scuola e non c’è da meravigliarsi che il loro comportamento causi dei problemi anche in famiglia.

Fonte:Ohayon, M. et. Al. (2014) Are confusional arousals pathological? Neurology; 83(9):834-84 1.

Autore Dott.ssa Jennifer Delgado Suàrez
Fonte: Angolo della psicologia