Le aree del cervello legate al PTSD

Le aree del cervello legate al PTSD

Le aree del cervello legate al PTSD – Un nuovo studio riporta che risposte maggiori di paura si verificano in alcune aree del cervello in persone con disturbo da stress post-traumatico (PTSD)

Le aree del cervello legate al PTSD – Un nuovo studio riporta che risposte maggiori di paura si verificano in alcune aree del cervello in persone con disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
La ricerca ha incluso 67 veterani militari statunitensi che avevano prestato servizio in Iraq o in
Afghanistan dopo l’11 settembre 2001. Tutti erano stati coinvolti in eventi traumatici e 32 dei
veterani avevano una diagnosi di PTSD.

I veterani hanno effettuato una serie di test e sono stati sottoposti a scansioni cerebrali MRI durante questi test. I test hanno rivelato che i veterani con PTSD avevano una maggiore attività in determinate regioni del cervello quando venivano mostrate loro immagini solo vagamente simili
all’ evento che aveva scatenato il loro PTSD.

Per esempio i ricercatori hanno notato una maggiore attività in una zona chiamata corteccia visiva.
Questo è importante perché insieme all’elaborazione visiva, questa zona del cervello valuta anche
le minacce, come emerso dalle parole di uno dei principali autori dello studio: il Dr. RajendraMorey, Professore associato presso il Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali alla
Duke University in un comunicato stampa a scuola.

“Un’altra area che era attivata in veterani con PTSD, è una regione che stimola il rilascio di
adrenalina in risposta a stress o minacce gravi”, ha aggiunto Morey, che è anche direttore del
laboratorio di neuroimaging presso il Durham VA Medical Center, nel North Carolina.
Questi risultati potrebbero portare a nuovi modi di trattare il PTSD, secondo i ricercatori.
Lo studio è stato pubblicato il 15 dicembre sulla rivista Translational Psychiatry.

“Sappiamo che i pazienti con PTSD tendono a generalizzare la loro paura in risposta a degli stimoli
che assomigliano all’oggetto temuto, ma che sono differenti da questo”, ha detto Morey.

“Questo processo di generalizzazione porta ad una proliferazione dei sintomi nel corso del tempo
dal momento che i pazienti generalizzano questi stati d’animo ad una varietà di stimoli. La nostra
ricerca individua questi aspetti nelle aree del cervello, individuando le regioni coinvolte in questi
cambiamenti comportamentali”, ha affermato Morey.

Morey ha inoltre affermato che le attuali terapie per una condizione di paura utilizzano
ripetutamente gli stessi stimoli per attivare il trauma iniziale. “Ma, [questa terapia] potrebbe essere migliorata includendo stimoli che assomigliano, ma non sono identici a, stimoli del trauma
originario”, ha concluso Morey.

La traduzione è a cura della Dott.ssa Tatiana Porcelli
Fonte: usnews.com