Come la mente influenza il peso corporeo

mente e peso corporeo

Sovrappeso e obesità sono condizioni caratterizzate da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, che determina gravi danni alla salute. La causa principale risiede in abitudini scorrette reiterate nel tempo: alimentazione ipercalorica da una parte e stile di vita sedentario dall’altra.

Attualmente, i media parlano di “epidemia mondiale” riferendosi agli innumerevoli casi – in costante aumento, anche nelle fasce d’età più giovani – di decessi causati da patologie correlate all’obesità.
Purtroppo, però, la persona che deve perdere peso per ragioni di salute, ancor prima che estetiche, spesso si trova con un solo strumento utilizzabile: la dieta ipocalorica.

Ma uno schema alimentare avrebbe speranza di funzionare, nel lungo termine, solamente se l’alimentazione non fosse un fatto prevalentemente emotivo, sociale, relazionale. Nel 2014, non si mangia solo per necessità: ma anche e soprattutto per festeggiare, per celebrare, per condividere, per veicolare sentimenti e, molto spesso, per sfogare i problemi che ci opprimono quotidianamente e che non siamo in grado di gestire in modo funzionale.
Alcune conferme del fatto che il “mangiare emotivo” sia un tipo di comportamento piuttosto frequente che, alla lunga, conduce inevitabilmente al sovrappeso, ci giungono dalla ricerca scientifica sul campo. M.P. Gardner, docente dell’Università del Delaware, ha messo infatti a punto una serie di esperimenti per verificare in che misura l’umore possa influenzare le nostre scelte alimentari.

  • Essere tristi, arrabbiati o sentirsi sereni e positivi può condizionare le nostre preferenze su un alimento, piuttosto che un altro?
  • I nostri stati emotivi ci spingono a mangiare meglio o peggio, di meno o di più, a seconda di come ci sentiamo in un determinato momento?
  • ntroducendo due distinte categorie – cibo salutare vs. “comfort food” (o cibo-coccola) – lo studio ha postulato che siamo condizionati, nella scelta, sia dal tono dell’umore che da una diversa prospettiva temporale (“ne ho bisogno, adesso!”), che altera la possibilità di distinguere lucidamente i benefici di un’alimentazione sana nel lungo termine dagli immediati vantaggi di un cibo “di conforto”, nel breve termine.

    In pratica, anziché pensare al fatto che ingurgitare cibi ipercalorici per compensare stati emotivi spiacevoli alla lunga ci farà ingrassare, preferiamo concentrarci sul piacere e sulla sensazione di sollievo che quel determinato tipo di cibo può darci immediatamente, donandoci l’illusione di sentirci meglio (almeno fino all’affiorare dei sensi di colpa per l’ aver mangiato troppo e male, per cui ci ritroviamo gonfi, ancor più nervosi perché abbiamo “ceduto” e senza aver, peraltro, risolto nulla!).
    Per dimostrare questa ipotesi, l’autrice ha sposato la teoria della regolazione affettiva, che studia il modo in cui le persone reagiscono ai propri stati d’animo ed emozioni, con quella delle prospettive temporali, che studia in che modo percepiamo lo scorrere del tempo.
    Insomma, meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Preferiamo ottenere “benefici” concreti ed immediati (sapore, gusto, scarica endorfinica derivante da un cibo gustoso, saporito, dolce e/o ricco) oppure astratti e duraturi (forma fisica, salute)?
    I risultati dei quattro esperimenti hanno inequivocabilmente dimostrato che:

    1. Essere di buonumore spinge a pensare in astratto, guardare al futuro, desiderare di vivere in salute e scegliere, di conseguenza, cibi sani e nutrienti.

    2. Vivere uno stato d’animo negativo spinge a prediligere un’immediata soddisfazione del bisogno di gestire, nel concreto, il cattivo umore, attraverso il consumo di cibi “comfort”.

    Questa scoperta si aggiunge a quanto già noto alla comunità scientifica internazionale: la prescrizione di una DIETA non può bastare al raggiungimento di un equilibrio psicofisico e al mantenimento di un peso in linea con il proprio benessere!

    Emozioni e stati d’animo, uniti ad una modalità comportamentale orientata alla ricerca del soddisfacimento immediato, hanno un’innegabile influenza sull’ago della bilancia.

    Una strategia efficace per modificare queste abitudini, suggeriscono gli Autori, non passa di certo per la conta delle calorie, ma attraverso un’approfondita riflessione su quali siano i meccanismi automatici (ad esempio: emozione negativa > bisogno di consolazione immediata > assunzione di cibi ricchi di grassi > illusoria, momentanea sensazione di sollievo > sensi di colpa per aver compensato il malumore attraverso il cibo > emozione negativa …) che spingono a ripetere quegli “errori alimentari” che conducono inevitabilmente ad un peggioramento dello stato generale di benessere, al sovrappeso e all’obesità.

    Lo Psicologo che si occupa di comportamento alimentare può aiutarti a riconoscere questi circoli viziosi, avendo come obiettivo il raggiungimento di un nuovo e stabile equilibrio per il fisico e per la mente.

    Autore: Dott.ssa Federica Majore
    Fonte: psicologionline