Aspetti psicologici del tumore al seno

Aspetti psicologici del tumore al seno

Il tumore al seno è il più conosciuto e diffuso tra i tumori nella popolazione femminile. Circa 1 donna su 10, infatti, si trova a dover affrontare questa difficile malattia nel corso della propria vita e in un’ età sempre più giovane.
La sua rilevanza non deriva solamente dai tassi di incidenza che la caratterizzano, ma anche dalle molteplici ripercussioni psicologiche che comporta per il significato che il seno ricopre.
Il seno, infatti, è simbolo di femminilità e fertilità e modificazioni nel suo aspetto possono alterare la percezione che la donna ha di sé, della propria immagine corporea e della propria autostima con inevitabili ricadute sul piano relazionale e sessuale.

I diversi trattamenti attualmente utilizzati per combattere questo tipo di tumore (chirurgia e ricostruzione, chemioterapia, ormonoterapia) provocano un cambiamento significativo sul corpo della donna, sulla sua vita e sulla sua progettualità.

Aspetti psicologici del tumore al seno

Per capire meglio quali possano essere i risvolti psicologici di un tumore alla mammella è importante sottolineare quale sia il significato simbolico di questa importante parte del corpo femminile. Nell’arco della vita di una donna il seno assume diversi significati: ci permette di allattare (o essere allattati) ed è quindi legato ad una forma primordiale di amore e di maternità, è simbolo di femminilità, è parte integrante della nostra identità femminile, è anche sessualità, erotismo, calore. Il tumore quindi colpisce quella che è una parte essenziale dell’essere donna. E’ una ferita della nostra intimità, della nostra identità e della nostra percezione di femminilità.

I trattamenti chirurgici come la mastectomia (asportazione del seno) con o senza ricostruzione, comportano una grande modificazione del corpo e della percezione che una donna ha di sé..
Il corpo cambia, con asportazioni e ricostruzioni e il processo di adattamento può essere difficile. Questo cambiamento può influire oltre che sulla propria immagine corporea anche sulla propria autostima e sull’accettazione di se stesse. In seguito a questi interventi molte donne riportano anche difficoltà di tipo relazionale. Non sentendosi padrone o a proprio agio con il corpo può diventare piu difficile vivere anche l’intimità in coppia e la relazione sia affettiva che sessuale.

Delle donne hanno dichiarato: “Dal giorno dell’intervento non sono più riuscita a spogliarmi davanti a mio marito. L’intesa sessuale con lui ne ha risentito tantissimo. E ho sempre l’impessione che lo sguardo della gente si indirizzi sul mio seno”; “Io dopo l’intervento ho lasciato il mio ragazzo, il mio corpo non mi piaceva più. Quando ho visto la ferita per la prima volta ho pianto per tre giorni. Mi sono completamente chiusa e ho iniziato a pregare” (www.alts.it).

Anche altri tipi di trattamenti possono portare ad avere ripercussioni fisiche che mettono a dura prova il funzionamento sessuale della donna che per pudore, vergogna o tabù raramente vengono esposti e affrontati con il proprio medico.
E’ importante che la donna possa cominciare un cammino di accettazione e riappropriazione di sè. Spesso si consiglia di riprendere confidenza con il proprio corpo, in modo graduale e nel rispetto dei tempi di ciascuno: iniziando a sentirlo al tatto, inizialmente a luce spenta e poi gradualmente anche con la vista; mettendosi davanti allo specchio da sole e guardarndosi; toccando le parti nuove che possano essere percepite come”estranee”, riprendendo così confidenza con se stesse.
Nel rapporto di coppia è importante condividere con il partner le proprie paure, le proprie insicurezze e ricostruire insieme un nuovo tipo di intimità partendo sopratutto dalla parte affettiva.

Anche trattamenti di tipo ormonale possono comportare dei risvolti psicologici significativi. Questi trattamenti possono indurre la donna in menopausa preoce per il tempo in cui si assumono i farmaci (solitamente 5 anni). Questo può mettere a dura prova la possibilità per una donna di diventare madre e va ad inficiare il proprio senso di maternità e la propria progettualità. Con lo sviluppo e la ricerca in campo medico attualmente esistono delle strategie per preservare la feritilità da poter adottare quando possibile prima di sottoporsi ai trattamenti (congelamento degli embrioni, degli ovociti e del tessuto ovarico). E’ importante parlarne sempre con il proprio medico per decidere insieme se e quale tecnica possa essere efficace nel proprio specifico caso.
Anche gli effetti collaterali della chemioterapia posson comportare molteplici conseguenze sul piano psicologico: pensiamo anche solo alla caduta dei capelli, a quanto questa possa modificare la nostra immagine e la percezione che noi abbiamo di questa.

Ricevere una diagnosi di tumore rappresenta sempre un evento di vita stressante e traumatico con cui una persona si trova a doversi confrontare. E’ una malattia che coinvolge tutte le dimensioni dell’ esistenza umana: personale e della propria identità, relazionale e sociale, esistenziale e spirituale.
Reagire alla diagnosi, affrontare le conseguenze dei trattamenti sul piano fisico e psicologico, e convivere con le paure legate a questa malattia, comportano per chi le deve affrontare un grande carico emotivo.

E’ importante quindi per le donne prendersi cura di sè stesse, chiedendo innanzitutto informazioni e spiegazioni ai propri medici e rivolgendosi alle associazioni che si occupano specificatamente delle loro stessa difficoltà. Può essere utile prendere parte a gruppi di mutuo-auto aiuto in cui poter incontrare persone con lo stesso percorso e poter condividere insieme i pensieri e le emozioni che questo comporta e trovare quindi una comprensione e un sostegno reciproco. Poter disporre anche del sostegno psicologico di un professionista può rappresentare un’ importante aiuto volto a promuovere il benessere e la qualità di vita propria e della propria famiglia.

Autore: Dott.ssa Maria Cristina Zezza
Fonte: psicologi-psicoterapeuti.it